1. Cosa è la prostata?
La prostata, è una ghiandola dell’apparato genitale maschile composta da tessuto fibroso e muscolare. La sua funzione principale è produrre e immagazzinare il liquido seminale, che viene rilasciato durante l’eiaculazione. Si trova sotto la vescica e davanti al retto, da cui è separata da pochi centimetri. Ha una forma e dimensioni simili a quelle di una castagna e nella il suo peso varia tra i 10 e i 20 grammi.
2. Quanto è diffuso il tumore alla prostata?
Il tumore della prostata è la neoplasia più comune tra gli uomini sopra i 50 anni.
Spesso si sviluppa senza causare sintomi urinari evidenti. Durante la vita, 1 uomo su 8 rischia di sviluppare un tumore prostatico, che costituisce la terza causa di morte oncologica maschile, rappresentando il 7,7% dei decessi totali per tumore. In Italia rappresenta il 18,5 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo: le stime relative all’anno 2020 parlano di 36.074 nuovi casi l’anno a livello nazionale. Nel 2017, in Italia, si sono registrati 7.700 decessi. L ‘American Cancer Society segnala una nuova diagnosi ogni 2,7 minuti e un decesso per tumore della prostata ogni 16 minuti.
3. Perché e come fare prevenzione?
È cruciale fare prevenzione mediante programmi di screening al fine di individuare tempestivamente il tumore in fase iniziale e definire il piano terapeutico più appropriato. La prostatectomia radicale robotica, quando indicata, consente la rimozione della prostata e delle vescicole seminali, assicurando un recupero rapido e, ove possibile, preservando la funzione erettile (tramite tecniche chirurgiche nerve sparing) e la continenza urinaria.
4. In cosa consiste la visita urologica?
La visita urologica e il dosaggio del PSA rappresentano gli strumenti fondamentali per una diagnosi precoce del tumore alla prostata.
5. Cosa è il PSA?
Il PSA (antigene prostatico specifico) è un enzima prodotto esclusivamente dalla prostata e può essere misurato attraverso un semplice esame del sangue. Il PSA non è un indicatore specifico per il tumore alla prostata: un aumento lieve può verificarsi anche in seguito a un’infiammazione prostatica, come nel caso di prostatiti o infezioni delle vie urinarie o per ragioni fisiologiche, ad esempio dopo un’eiaculazione avvenuta poco prima del prelievo. Non esiste un valore soglia del PSA che indichi con certezza la presenza di un tumore o che ne permetta l’esclusione. Il PSA e le sue variazioni devono essere interpretati dal medico urologo, il quale, insieme all’esplorazione rettale e alla valutazione clinica, determinerà il reale rischio che il paziente possa essere affetto da un tumore alla prostata.
6. Quali sono gli ulteriori accertamenti in caso di sospetto tumore alla prostata?
Se l’urologo sospetta la presenza di un tumore, sia a seguito dell’esplorazione rettale che per un PSA alterato indirizza il paziente ad eseguire accertamenti più approfonditi come la risonanza magnetica multiparametrica della prostata (mpMRI) e/o la biopsia prostatica.
La mpMRI ha il compito di “fotografare” la prostata, acquisendo immagini da diverse angolazioni, e di mappare eventuali aree a rischio di tumore. Se queste zone risultano sospette, l’urologo effettuerà una biopsia mirata.
In caso di mpMRI negativa, ma con un sospetto di tumore persistente, dovuto ad alti livelli di PSA, si procederà con biopsie prostatiche sistematiche in regime ambulatoriale.
7. Quando si esegue la prostatectomia radicale?
Il tumore della prostata è suddiviso in tre categorie di rischio: basso, intermedio ed elevato, in base a parametri come il PSA, il grado istopatologico (Gleason Score/ISUP) e la stadiazione locale. La prostatectomia radicale è raccomandata per pazienti con tumore a rischio intermedio e un’aspettativa di vita superiore ai 10 anni. Questo intervento può essere considerato anche per pazienti con tumore a basso rischio che non siano idonei alla sorveglianza attiva o che preferiscano l’intervento chirurgico, accettandone i potenziali effetti collaterali. Nei casi di tumore a rischio elevato o localmente avanzato, la prostatectomia radicale è indicata come parte di un approccio terapeutico multimodale, che può includere anche radioterapia e trattamenti medici, per massimizzare le possibilità di cura.